Una riflessione sul ruolo della gestione idrica nelle aree urbane, tra adattamento climatico e infrastrutture verdi. Un’occasione concreta anche per realtà come Vigodarzere.
In ambito urbano, l’acqua si manifesta spesso come un’emergenza: la sua assenza prolungata durante i periodi siccitosi o il suo eccesso durante eventi meteorici intensi ne fanno un elemento critico. Ne sono la prova le intense piogge e grandinate di questi ultimi anni avvenute nel territorio di Vigodarzere e non solo. Tuttavia, la gestione dell’acqua rappresenta oggi una delle principali sfide ambientali, aggravata dagli effetti del cambiamento climatico, dall’aumento della popolazione urbana e da un modello insediativo che ha storicamente privilegiato la cementificazione e l’impermeabilizzazione del suolo.
Gran parte delle superfici cittadine – strade, parcheggi, piazze, marciapiedi – sono impermeabili. Questo impedisce all’acqua piovana di infiltrarsi naturalmente nel terreno, producendo due effetti principali: l’incremento del deflusso superficiale, che sovraccarica i sistemi fognari e genera fenomeni di allagamento localizzato; e la riduzione dell’evapotraspirazione, che contribuisce al surriscaldamento urbano.
Questo secondo effetto è alla base delle cosiddette isole di calore urbano: zone della città in cui, a causa della prevalenza di superfici artificiali e della scarsità di vegetazione, le temperature possono risultare anche 5–6 °C superiori rispetto alle aree rurali circostanti. Il calore accumulato durante il giorno viene rilasciato lentamente di notte, ostacolando il raffrescamento naturale. Questo fenomeno ha impatti rilevanti sulla salute pubblica, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione, e comporta un maggiore consumo energetico per la climatizzazione degli edifici. Zone come ad esempio Piazza unità d’Italia e il parcheggio a servizio della scuola primaria Don Bosco sono la dimostrazione più lampante a Vigodarzere.
L’acqua non deve essere considerata solo come un elemento di rischio, ma come una risorsa da integrare nei processi di pianificazione urbana. In particolare, un ambito promettente è quello del riutilizzo delle acque reflue, che – a seguito di opportuni trattamenti di affinamento – possono essere impiegate per irrigare aree verdi, ricaricare le falde o alimentare piccoli bacini urbani.
A Vigodarzere, alcune aree come il Parco Iride o le numerose zone abbandonate presenti potrebbero essere riconvertite in zone umide artificiali progettate per il trattamento delle acque meteoriche e la mitigazione climatica, sviluppando allo stesso tempo anche zone di aggregazione per la popolazione. In un territorio esposto sia a prolungate siccità che a piogge improvvise e abbondanti, il recupero funzionale di spazi dismessi o sottoutilizzati rappresenta un’opportunità concreta per rigenerare il tessuto urbano e incrementare la qualità ambientale.
Strumenti fondamentali in questo percorso sono i SUDS (Sustainable Urban Drainage Systems), ovvero sistemi di drenaggio urbano sostenibile. Questi dispositivi progettuali si ispirano ai processi idrologici naturali per trattenere, filtrare, infiltrare e depurare l’acqua piovana, rallentandone il deflusso e migliorandone la qualità, con benefici ambientali, sociali e paesaggistici.
Ecco alcune tipologie di SUDS applicabili anche in contesti come Vigodarzere:
1. Rain gardens (giardini della pioggia): depressioni vegetate che favoriscono l’assorbimento e la depurazione dell’acqua piovana.
2. Aiuole drenanti e pavimentazioni permeabili: superfici filtranti ideali per parcheggi, piazze e marciapiedi.
3. Trincee drenanti: dispositivi lineari sotterranei per l’intercettazione e infiltrazione del deflusso lungo strade e viali.
4. Bacini e laghetti di raccolta: invasi naturali o artificiali per la laminazione delle acque e la creazione di habitat.
5. Tetti verdi: coperture vegetali che riducono il deflusso e migliorano il microclima urbano.
6. Zone umide artificiali (fitodepurazione urbana): sistemi multifunzionali per la depurazione e la valorizzazione paesaggistica: un sistema naturale, progettato dall’uomo, che si ispira al funzionamento delle zone umide per trattare le acque reflue. In queste aree, appositamente create, l’acqua viene depurata attraverso l’azione combinata del substrato, delle radici di piante idrofile e dei microrganismi presenti. Oltre a migliorare la qualità dell’acqua, questi spazi offrono importanti benefici ambientali e sociali: contribuiscono al raffrescamento del microclima urbano, favoriscono la biodiversità, aumentano la resilienza ai fenomeni estremi e trasformano aree degradate in nuovi luoghi verdi per la collettività.
7. Water squares (piazze d’acqua): Un esempio interessante di applicazione potrebbe essere il Parco Iride, un’area oggi sottoutilizzata che potrebbe essere riconfigurata come una water square. Questo tipo di spazio pubblico multifunzionale, già diffuso in molte città europee, è progettato per cambiare funzione in base al clima: nei periodi asciutti rimane un’area verde e ricreativa, mentre in caso di piogge intense può temporaneamente raccogliere l’acqua piovana, riducendo il rischio di allagamenti. Applicare questo approccio al Parco Iride permetterebbe di valorizzare un’area esistente, rafforzare la resilienza idraulica del quartiere e creare un nuovo spazio fruibile per la comunità.
Integrare soluzioni basate sulla natura (Nature-Based Solutions) nella progettazione urbana significa ripensare il rapporto tra infrastruttura e ambiente, tra cittadino e territorio. Per Vigodarzere, può rappresentare un’occasione di innovazione concreta: rigenerare spazi degradati, aumentare la resilienza idraulica, offrire luoghi freschi e fruibili alla collettività.
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| Water square dopo la pioggia |
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| Water square prima della pioggia |
Ogni attore – cittadino, amministratore, progettista – può contribuire a questo processo. Perché costruire città resilienti comincia da una gestione intelligente dell’acqua, capace di trasformare le fragilità in risorse per il futuro.
Andrea Grigolon



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